In questi centri, gli immigrati non hanno diritti, ma solamente il «dovere» di accettare le condizioni imposte da chi li gestisce.
Dagli articoli giornalistici emergono particolari episodi di maltrattamento e di violenza.
Per esempio, Ashim, un ragazzo nigeriano del Cie di Milo
(Trapani), afferma che lì vengono maltrattati, privati di scarpe con i lacci e muniti di lenzuola di carta per evitare
i suicidi. Ogni oggetto può diventare un pericolo per chi, come lui, vive nella
disperazione. Ai musulmani, tra l’altro, viene data carne di maiale, vietata dalla
loro religione. Ashim si sente in «carcere» pur non avendo commesso alcun
reato.
Per noi queste sono situazioni e condizioni inaccettabili.
Riportiamo dal sito del Ministero dell'interno:
I Centri di identificazione e di espulsione (CIE) sono strutture destinate al trattenimento degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione. Tali centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari. Il termine massimo di permanenza degli stranieri in tali centri va dai 180 giorni agli 18 mesi complessivi.
Attualmente i centri sono tredici:
I centri sono pianificati dalla Direzione centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo.
Sono gestiti dalle Prefetture-Utg tramite convenzioni con enti, associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti del servizio.
Le prestazioni e i servizi assicurati dalle convenzioni sono:
1) assistenza alla persona;
-assistenza alle persone (vitto, alloggio, fornitura effetti personali ecc.);
-assistenza sanitaria;
-assistenza psico-sociale;
-mediazione linguistico culturale.
2) Ristorazione.
3) Servizio di pulizia ed igiene ambientale.
4) Manutenzione della struttura e degli impianti.
Eleonora Critelli
Nadia Xhihani
Alesia Hoxha
Ambra Balla
Bleona Paja
Lorenzo Udila
Klesa Methasa
Irma Methasa
Lucia Di Cioccio
Miguel Angel Toribio Tejada
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