venerdì 24 maggio 2013

A Pratola Peligna va in scena l'intercultura. Gli studenti invitano i cittadini a teatro

Quest'anno noi ragazzi della scuola media «Gabriele Tedeschi» di Pratola Peligna porteremo in scena uno spettacolo teatrale sul tema dell'intercultura. Interpreteremo storie provenienti da diversi angoli del mondo.

Lo spettacolo - per la regia di Mario Fracassi - si terrà il 3 giugno, a partire dalle ore 15, presso il teatro comunale «Rodolfo D'Andrea». Ma sarà preceduto, l'1 giugno, in mattinata, da una bella manifestazione in piazza Madonna della Libera promossa dal Comune. Lo spazio più frequentato e più conosciuto del paese si aprirà alle attività e alle iniziative di noi studenti. Teatro, musica, giochi sportivi, fotografie, video. Tutti i cittadini potranno assistere all'aperto allo spettacolo di intercultura Mettiamo in piazza le storie degli altri.

Le storie portate sul palco provengono da Albania, Tunisia, Macedonia, Marocco, Romania.

Ci siamo divertiti tantissimo durante questi mesi di prove, dall'assegnazione dei ruoli e delle parti alla memorizzazione delle varie battute. Ci piacerebbe che Pratola partecipasse allo spettacolo per divertirsi, ma anche per riflettere con noi. Sicuramente i cittadini porterebbero a casa un po' del nostro impegno e lavoro.

Per preparare la rappresentazione teatrale, abbiamo condiviso momenti, talenti e capacità.

È stato bello trascorrere i nostri pomeriggi insieme per un obiettivo comune: portare in scena quello che abbiamo imparato sull'intercultura, prima di tutto la ricchezza che può provenire da un sano confronto.

Vi aspettiamo! Novità e aggiornamenti potrete trovarli sul nostro blog.
Nadia Xhihani, Irma Methasa, Ambra Balla, Klesa Methasa, Bleona Paja  

mercoledì 22 maggio 2013

Dai Cie... le testimonianze in classe

In classe abbiamo letto le testimonianze degli immigrati «rinchiusi» nei Cie (Centri di identificazione e di espulsione). Non ci aspettavamo affatto di trovare situazioni così penose in Italia.

In questi centri, gli immigrati non hanno diritti, ma solamente il «dovere» di accettare le condizioni imposte da chi li gestisce.

Dagli articoli giornalistici emergono particolari episodi di maltrattamento e di violenza.
Per esempio, Ashim, un ragazzo nigeriano del Cie di Milo (Trapani), afferma che lì vengono maltrattati, privati di scarpe con i lacci e muniti di lenzuola di carta per evitare i suicidi. Ogni oggetto può diventare un pericolo per chi, come lui, vive nella disperazione. Ai musulmani, tra l’altro, viene data carne di maiale, vietata dalla loro religione. Ashim si sente in «carcere» pur non avendo commesso alcun reato.

Per noi queste sono situazioni e condizioni inaccettabili.
 
Riportiamo dal sito del Ministero dell'interno:
 
I Centri di identificazione e di espulsione (CIE) sono strutture destinate al trattenimento degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione. Tali centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari. Il termine massimo di permanenza degli stranieri in tali centri va dai 180 giorni agli 18 mesi complessivi.
 
Attualmente i centri sono tredici:
 
  • Bari-Palese, area aeroportuale – 196 posti
  • Bologna, Caserma Chiarini – 95 posti
  • Brindisi, Loc. Restinco - 83 posti
  • Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti
  • Catanzaro, Lamezia Terme – 80 posti
  • Crotone, S. Anna – 124 posti
  • Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 248 posti
  • Milano, Via Corelli – 132 posti
  • Modena, Località Sant’Anna – 60 posti
  • Roma, Ponte Galeria – 360 posti
  • Torino, Corso Brunelleschi – 180 posti
  • Trapani, Serraino Vulpitta – 43 posti
  • Trapani, loc. Milo - 204 posti


  • I centri sono pianificati dalla Direzione centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo.

    Sono gestiti dalle Prefetture-Utg tramite convenzioni con enti, associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti del servizio.
    Le prestazioni e i servizi assicurati dalle convenzioni sono:
    1) assistenza alla persona;
    -assistenza alle persone (vitto, alloggio, fornitura effetti personali ecc.);
    -assistenza sanitaria;
    -assistenza psico-sociale;
    -mediazione linguistico culturale.
    2) Ristorazione.
    3) Servizio di pulizia ed igiene ambientale.
    4) Manutenzione della struttura e degli impianti.

     
    Eleonora Critelli

    Nadia Xhihani

    Alesia Hoxha

    Ambra Balla

    Bleona Paja

    Lorenzo Udila

    Klesa Methasa

    Irma Methasa

    Lucia Di Cioccio

    Miguel Angel Toribio Tejada

     

    lunedì 20 maggio 2013

    Rosina, dal Venezuela a Pratola... da 23 anni

    Negli scorsi giorni è venuta a trovarci Rosina Margarita Gomez Martinez, venezuelana che vive a Pratola Peligna. Ha accettato il nostro invito per raccontarci la sua storia. È nata a Cumanà, nello stato di Sucre, in Venezuela. Parla molto bene l’italiano, anche se si nota subito la sua bella cadenza spagnola. Abita a Pratola Peligna da 23 anni e qui ha inaugurato tempo fa uno studio fotografico perché la fotografia è la passione sua e del marito, Gabriele De Pamphilis, pratolano.

    Tante sono state le esperienze che lei ha fatto. All’età di 18 anni, ha lavorato all’interno della polizia scientifica venezuelana. Trascriveva a macchina le relazioni preparate dai medici sui cadaveri. Un lavoro non semplice, anche perché era difficile entrare a far parte della squadra che lo svolgeva. Ha studiato amministrazione commerciale all’Universidad de Oriente (Udo), Núcleo Sucre, Venezuela, ma anche fotografia industriale nel 1994 in Italia. In Venezuela ha conosciuto Gabriele, emigrato da Pratola da 15 anni e impegnato a promuovere il paese latino-americano nel settore turistico con fotografie, video e web. Un impegno che entrambi hanno portato, poi, a Pratola, con il portale concapeligna.it, che fornisce informazioni turistiche, storiche e di servizio ad una grande comunità virtuale sparsa nel mondo.

    Nel 1987, Rosina conosce per la prima volta l’Italia. Pratola, precisamente. Dal mare del paese che l'ha vista nascere alle montagne. Aspettava suo figlio Enzo - che ora ha 25 anni e studia a Pescara - dopo il matrimonio in Venezuela, nel 1984. Il parto è avvenuto a Pescina. Poi la famiglia è rimasta in Abruzzo per un anno. Una «sosta» temporanea, perché Rosina aveva in Venezuela lavoro, affetti e ricordi e non voleva lasciarli. Vedeva l’Italia come meta di vacanza e non come posto in cui abitare per sempre. Poi le cose sono cambiate, per suo figlio. Ha deciso di tornare a Pratola Peligna per farlo crescere nella «tranquillità» e nell’«accoglienza» di un paese di montagna.
    Rosina ci ha raccontato che la vita in Venezuela si prende con il sorriso, a differenza che in Italia. Così i problemi pesano di meno e anche le cose più semplici diventano belle. Non ha incontrato grosse difficoltà nell’ambientarsi in un paese diverso e nemmeno nell’imparare l’italiano.

    Per noi è stato molto interessante ascoltare la sua testimonianza, che ci conferma l’importanza del confronto con altre culture. Ringraziamo Rosina per la disponibilità, la gentilezza e la simpatia che ha dimostrato.

    Lorenzo Udila
    Klesa Methasa
    Irma  Methasa
    Adrian Sanchez
    Eleonora Critelli
    Lorenzo Ferrera
    Giada Ferrera
    Nadia Xhihani
    Ambra Balla
    Bleona Paja
    Alesia Hoxha
    Lucia Di Cioccio

    venerdì 10 maggio 2013

    Madonna della Libera, è festa non solo a Pratola

    Dalle nostre ricerche...

    La Madonna della Libera non viene venerata solamente a Pratola Peligna, il nostro paese.

    Un santuario dedicato a Santa Maria della Libera si trova in Molise, a Cercemaggiore, in provincia di Campobasso. La sua storia comincia nel 1412, quando un contadino, intento ad arare alcuni campi, avrebbe urtato contro uno ziro, un grande vaso di terracotta, scoprendone all’interno la statua della Madonna. Subito dopo si sarebbe verificato il primo miracolo dell'immagine sacra: si racconta che dal terreno zampillasse un’acqua prodigiosa, che guariva da tutti i mali. Sul luogo del ritrovamento, nel 1414, venne costruita una cappella, poi distrutta dal terremoto del 5 dicembre 1456. Nel 1489, sullo stesso posto, fu realizzato un grande convento, affidato ai Padri Domenicani. Nella chiesa conventuale è ancora oggi custodita la statua di legno della Madonna, venerata sotto il titolo della Libera perché guarisce dai mali. La festa si celebra il 2 luglio.

    La Madonna della Libera viene festeggiata anche nel Lazio, ad Alatri, in provincia di Frosinone. Un dipinto con l'immagine della Madonna del XIV secolo si trova in una cappella della Collegiata di Santa Maria Maggiore, in piazza. La Madonna della Libera protegge la città insieme a San Sisto. Si festeggia l'8 settembre con una grande fiera.
     
     
     
     
     
    Un'altra chiesa dedicata alla Madonna della Libera si trova sempre nel Lazio, ad Aquino, in provincia di Frosinone. Costruita tra XI e XII secolo, apre le porte alla festa nella prima domenica di ottobre.








    Un santuario dedicato alla Madonna della Libera c'è anche in Campania, nei pressi di Castellammare di Stabia. È stato costruito sulla collina di San Cataldo, in una frazione del paese intitolata alla Madonna. Il nome e la festa derivano da un dipinto su roccia della Vergine risalente al XII secolo e conservato nel santuario. Si festeggia il 18 giugno, con la sagra dell'acqua della Madonna e del biscotto di Castellammare.




    Un'altra chiesa dedicata alla Madonna della Libera sorge sempre in Campania, ma a Cerreto Sannita, in provincia di Benevento. Alcuni storici dicono che sia stata costruita dopo la peste del 1656, altri affermano che in quell'anno dovette esserci solamente un ampliamento dell'edificio sacro, già esistente. Fu rasa al suolo dal terremoto del 1688, poi ricostruita. Contiene la statua settecentesca di legno della Madonna della Libera. È festa la seconda settimana di luglio.

    Secondo la tradizione, la Madonna della Libera apparve il 2 luglio del 663 a Benevento e liberò la città dall'assedio di Costante II. Aveva una croce impressa sul palmo della mano, segno con cui viene sempre raffigurata. Molto venerata è l'immagine bizantina della Madonna della Libera rubata dai veneziani nel 1453 a Costantinopoli. Si conserva in Puglia, nel santuario di Rodi Garganico, dove sembra sia finita durante il trasporto. La Madonna della Libera è protettrice di questo paese, che la festeggia il 2 luglio.

    La festa della Madonna della Libera si celebra anche a Villa Sant'Angelo (Aq). La statua portata in processione fu donata ai cittadini dai pratolani nel 1866.


    giovedì 9 maggio 2013

    Dall'Albania all'Italia, Luan racconta in classe la sua storia

    Luan Hallulli è venuto a trovarci a scuola durante una lezione del corso di intercultura. Il racconto della sua vita rappresenta una storia unica, come quella di tante persone che hanno affrontato la stessa esperienza.

    Luan è nato nel 1978 da un'umile famiglia di contadini in un piccolo villaggio dell'Albania chiamato Bago. Ci ha detto che è così piccolo da non superare i 400 abitanti. Per arrivare all’ospedale bisognava percorrere diversi chilometri, così Luan venne al mondo su una delle spiagge vicine.

    All'epoca, in Albania, c’erano il comunismo e la dittatura di Enver Hoxha, un uomo davvero crudele. Quando Luan compì 7 anni, il padre regalò alla famiglia la prima televisione. Nessuno poteva, però, guardare programmi di altre nazioni - se non di notte - perché era vietato.

    Da lui la scuola era molto rigida: alla prima ora si faceva ginnastica, chi non vestiva in maniera pulita e ordinata tornava a casa. Si festeggiava per una mezz'oretta solamente durante l'ultimo giorno in classe. A 14 anni, a luglio del 1992, il ragazzo decise di venire in Italia per cercare una vita migliore. Si imbarcò su un gommone con altre trenta persone. In quel momento capì che il mare si conosce davvero solamente dopo averlo attraversato.

    Sbarcò ad Otranto e poi raggiunse Bari, Pescara, Popoli. Approdò anche al Nord, a Torino e a Casale Monferrato, ma senza trovare lavoro a causa della sua giovanissima età. In seguito e per cinque anni - dal 1992 al 1997 - è stato in un mulino di Altamura (Bari) e ha svolto altri lavoretti nella città pugliese. Poi ha raggiunto Pratola Peligna (L'Aquila). Le uniche parole che sapeva pronunciare al suo arrivo in Italia erano ciao, buongiorno, grazie.

    Luan - ora sposato e con due figlie - ci ha detto che ama tutto di Pratola, dove attualmente vive. Anche se musulmano, è molto devoto alla nostra protettrice, la Madonna della Libera, tanto che, in Albania, ne ha sistemato un’immagine all'ingresso dell'abitazione.

    Si trova bene qui e, anche se la sua madrepatria è l'Albania, non lascerebbe l'Abruzzo per nulla al mondo. Noi lo ringraziamo per aver risposto alle nostre domande, rilasciandoci la sua testimonianza.

    Sandro Trubiani
    Lorenzo Ferrera
    Giada Ferrera
    Lucia Di Cioccio
    Eleonora Critelli
    Alesia Hoxha
     


     

    lunedì 6 maggio 2013

    Il mondo a Pratola per la festa della Madonna della Libera

    Pratola Peligna (Aq), santuario Madonna della Libera
    Durante il fine settimana appena trascorso, a Pratola Peligna si è festeggiata la Madonna della Libera, protettrice del nostro paese. Una ricorrenza molto sentita anche dai tanti pratolani emigrati e sparsi per il mondo (come testimonia questo sito internet), che non perdono l'occasione per tornare.

    Noi studenti della scuola media "Gabriele Tedeschi" abbiamo voluto dare un piccolo contributo scrivendo pensieri, opinioni, impressioni sui festeggiamenti.

    Intercultura, infatti, è parlare della propria cultura dove si possono incontrare tradizioni differenti, come il web. Intercultura è mostrare le proprie tradizioni, accogliendo con rispetto quelle degli altri. Attraverso delle ricerche, abbiamo scoperto che la Madonna della Libera è festeggiata anche in altri paesi. Ci ripromettiamo di approfondire. Intanto, ecco le nostre testimonianze.


    Ieri, 5 maggio, a Pratola Peligna c’è stata la festa della Madonna della Libera. Si narra che, durante la peste del 1500, un contadino di nome Fortunato - ritiratosi in campagna, nei pressi di una chiesetta tra Pratola e Sulmona - avesse sognato la Madonna liberatrice. Lo rassicurava dicendogli che l’epidemia sarebbe presto passata. Qui, tre giorni dopo l’apparizione, il contadino trovò un quadro raffigurante la Madonna, chiamata della Libera per via della liberazione dalla peste. Poiché il luogo del ritrovamento era situato tra Sulmona e Pratola, i due paesi iniziarono a litigare. Così il quadro fu messo su un carro trainato da buoi, che presero la direzione di Pratola. Nel posto su cui il carro si fermò, venne costruita una cappella per custodire il quadro. In seguito, con le pietre del monte Morrone, i pratolani realizzarono il santuario che ancora oggi vediamo al centro della piazza principale, dedicata alla Madonna. Durante la festa, che va avanti per tutta la prima e la seconda settimana di maggio, succedono molte cose: ci sono diverse celebrazioni e, il sabato mattina, l’esposizione della statua della Madonna. Il paese si riempie di persone, di bancarelle e di giostre. Molto particolare l’esposizione della statua, ornata di  gioielli, di mantello e di una parrucca fatta con capelli veri. Domenica mattina c’è stata la messa principale, celebrata dal vescovo, monsignor Angelo Spina, e, la sera, la processione. Il paese si è riempito di zii, nonni, amici, parenti emigrati in passato. La festa, infatti, è molto sentita dai pratolani sparsi nel mondo. Ho visto i fuochi d’artificio di sabato sera comodamente dal mio balcone... uno spettacolo stupendo!

    Eleonora Critelli
    Ogni anno, in questo periodo, a Pratola Peligna si festeggia la Madonna della Libera, che, nel Cinquecento, liberò il paese da una epidemia di peste. Adoro questa festa! Porta qui turisti, pratolani che vivono altrove, bancarelle, giostre e luci, che incorniciano il santuario e il quadro della Madonna.
    Lucia di Cioccio

    Ogni anno, a Pratola Peligna, durante il primo ed il secondo fine settimana di maggio, festeggiamo la Madonna della Libera. Venerdì la compagnia di Gioia dei Marsi è arrivata a piedi in paese. Secondo il rito tradizionale, i pellegrini si sono avvicinati all’altare del santuario in ginocchio (struscio). Sabato mattina, invece, ho partecipato alla messa e alla processione nel rione Valle Madonna come chierichetto. Domenica abbiamo accolto il vescovo, monsignor Angelo Spina, che ha celebrato la messa. Ha detto anche che l’immagine della Madonna della Libera è stupenda. Domenica pomeriggio, invece, c’è stata la processione con la statua.
    Lorenzo Ferrera

    Si sono conclusi da qualche ora i momenti più importanti della festa della Madonna della Libera. Sabato 4 maggio, alle 10, c’è stata la celebrazione della messa con l’esposizione della statua... bellissima! Io sono una chierichetta e, con gli altri miei compagni, ho seguito, cantando, la breve processione. Emozionante anche il momento in cui il vescovo, monsignor Angelo Spina, è venuto in paese per salutarci.
    Giada Ferrera

    Io non sono cattolica e non so molto di questa festa, ma vi ho partecipato ugualmente, accorgendomi che a Pratola la ricorrenza diventa sempre più viva e più bella. Mi piacciono molto le bancarelle e le luci che si accendono di sera, ma anche il momento in cui la statua della Madonna viene portata fuori dalla chiesa. Io, negli scorsi giorni, sono uscita con la mia famiglia. Abbiamo comprato un criceto di nome Fortuna, perché mi ha portato fortuna per tutta la giornata. Ma, tra i nostri acquisti, non sono mancati dei braccialetti, un anello ed una collana per la festa della mamma, che si avvicina. Non mi sono lasciata scappare un giro sulle giostre, che amo tanto. Sabato, dopo le 23, il cielo è stato colorato dai fuochi d’artificio. Io ero già nel letto. I colpi improvvisi mi hanno fatto spaventare.
    Alesia Hoxha

    Non ho visto la statua della Madonna, ma i fuochi d’artificio sì. Ed è stato davvero emozionante l’arrivo dei pellegrini di Gioia dei Marsi a Pratola dopo un giorno ed oltre trenta chilometri di cammino. Ho trascorso le giornate di festa, libere anche dalla scuola, al Campus e alle giostre.
    Miguel Angel Toribio Tejada

     

    giovedì 2 maggio 2013

    Una storia musulmana: il tesoro della caverna

    Da una storia musulmana letta in classe, che ci ha fatto riflettere sul potere delle buone azioni. E sulla loro importanza in tutte le culture.

    Dopo una lunga giornata di lavoro, tre contadini presero la scorciatoia che attraversava la montagna perché avevano fretta di tornare a casa. Giunti ad un certo punto, si fermarono di botto: davanti a loro un enorme macigno si spostava lentamente rivelando l'ingresso di una caverna. I tre contadini guardarono all'interno e scoprirono, stupefatti, un immenso tesoro. I tre uomini si precipitarono nella grotta, pazzi di gioia. Si tuffarono dentro quei mucchi d'oro, ridendo e lanciandosi addosso manciate di monete. Erano così eccitati che non si accorsero che il masso stava richiudendo lentamente l'ingresso della caverna.

    Quando si resero conto di essere rimasti prigionieri là dentro, tentarono con tutte le forze di spostare il pesante macigno. L'idea di morire di fame senza che nessuno venisse in loro soccorso li terrorizzava. Allora uno dei tre contadini disse: «Sentite, esiste un'antica leggenda secondo la quale un uomo prigioniero sarebbe riuscito a liberarsi grazie al racconto delle sue buone azioni. Perché non proviamo anche noi?».

    Non avendo altra speranza, gli altri due si dissero d'accordo ed il primo cominciò il suo racconto:

    una sera, tornato da un lungo viaggio, andai a trovare i miei vecchi genitori. Benché fossi stanchissimo, preparai loro un buon pranzo e misi in ordine la loro piccola casa. Aspettai che avessero finito di mangiare per nutrirmi a mia volta e solo allora tornai a casa a riposarmi. Se ciò che dico è giusto, che l'ingresso di questa caverna si apra!

    I tre uomini rivolsero uno sguardo pieno di speranza verso l'ingresso della grotta. Con un rumore sordo, il macigno si spostò leggermente e lasciò passare un filo di luce. Incoraggiato da questo primo segno, il secondo prese a parlare:

    alcuni mesi fa, un uomo vendeva una schiava sulla piazza del mercato. La fanciulla era meravigliosamente bella. Vedendola singhiozzare disperata, ho dato fondo a tutti i miei risparmi e li ho passati al mercante perché la liberasse. Se ciò che dico è giusto, che l'ingresso di questa caverna si apra!

    A queste parole, il macigno si spostò di nuovo e l'apertura si allargò, ma non abbastanza da far passare un uomo. Allora il terzo contadino prese la parola:

    molti anni fa, assunsi una decina di braccianti per coltivare un campo. Quando ebbero terminato il loro lavoro, soltanto nove uomini si presentarono a riscuotere la paga. L'ultimo era sparito senza aspettare il suo salario. Con quel denaro comprai una mucca. Con il passare degli anni, la mucca partorì parecchi vitelli, che si riprodussero a loro volta sino a formare una vera e propria mandria. E un bel giorno il bracciante si presentò per chiedere la sua paga. Quando gli feci vedere tutte le bestie che gli appartenevano, lui sulle prime pensò che lo stessi prendendo in giro. Dopo che gli ebbi spiegato tutto, se ne andò contento con la sua mandria. Se ciò che dico è giusto, che l'ingresso di questa caverna si apra!

    In quello stesso istante, il macigno ruotò lasciando entrare un fiotto di luce. I tre uomini si precipitarono fuori, rallegrandosi di aver compiuto delle buone azioni, grazie alle quali erano di nuovo liberi di tornare nelle loro case.